Tuesday, April 25, 2006

LE FROTTOLE

La frottola, resa celebre da Isabella d'Este (1474-1539) della corte di Mantova, è una forma poetico musicale d'origine popolare derivata dalla ballata,con strofe di 6 o 8 versi ottonari consistenti in una ripresa e due stanze. La frottola si svolgeva su differenti forme poetiche: la frottola vera e propria, lo strambotto, l'ode, il capitolo, il sonetto, le stanze di canzone. Tra i compositori di frottole ricordiamo Petrucci, Cara, Tromboncino, Aquilano, Bossinensis.

Monday, April 17, 2006

I CANTI CARNASCIALESCHI

I canti carnascialeschi furono la colonna sonora degli spettacoli ideati da Lorenzo de Medici per il godimento dei fiorentini. I testi trattavano argomenti amorosi o scherzosi, presentavano tipi popolari (mendicante,venditore,ecc...), raccontavano vicende mitologiche di diffusa conoscenza, il tutto con tono popolaresco. Tra i compositori di canti carnascialeschi ricordiamo: Alessandro Coppinus, Alexander Agricola e Heinrich.

Le forme popolaresche italiane

La rinascita umanistica dell'inizio del '400 legata alla lingua latina, aveva oscurato le forme preesistenti dell'Ars nova italiana in lingua volgare. Il ritorno al canto in lingua italiana si ebbe nell'ultimo ventennio del '400 grazie a Lorenzo de Medici, detto il Magnifico, che stimolò a Firenze la composizione di canti carnascialeschi, e Isabella D'Este alla quale si deve la rinascita e lo sviluppo alla corte di Mantova delle frottole. I tratti comuni di queste forme cinquecentesche (canti carnacialeschi, frottole, villanelle, canzonette e balletti) sono: la struttura strofica, lo stile letterario (con uso anche del dialetto) e la prevalenza di scrittura omofona-accordale a 3 o 4 voci. Anche se le composizioni nascevano per sole voci, nella maggior parte delle esecuzioni veniva cantata solo la voce più alta e lasciando le altre parti agli strumenti, principalmente il liuto.

Polifonie profane in Europa

Grazie alla diffusione del contrappunto da parte dei maestri e dei cantori fiamminghi aveva conferito un carattere internazionale alle musiche sacre e profane. Questo cosmopolitismo favorì la diffusione delle chanson su testi francesi. Una testimonianza della diffusione e dell'importanza delle canzoni anche in Italia nel 1500 si ha con Ottaviano Petrucci che pubblicò antologie di chansons (l'Odhecaton e altre raccolte). Negli ultimi decenni del XV secolo la musica polifonica si intrecciò con le più importanti lingue nazionali facendo nascere i Villancicos in Spagna, i Lieder in Germania, i canti carnacialeschi e le frottole in Italia. Più avanti si imposero anche il madrigale italiano e la chansons. L'acquisizione delle caratteristiche nazionali fu uno degli elementi che più contraddistinse la storia delle polifonie profane del '500: prima e più importante di tutte, quella italiana.

GIOVANNI GABRIELI

Giovanni Gabrieli (Venezia 1554 ca.-1612), nipote di Andrea Gabrieli, proseguì l'opera di suo zio rendendola ancora più varia. Anche lui fu molto stimato dai contemporanei oltre che per la sua tecnica organistica, per le sue composizioni. La maggior parte delle sue opere sono di destinazione sacra con struttura policorale. Egli accrebbe, nei confronti di Andrea, l'osservanza attenta del ritmo delle parole e della declamazione delle frasi. La sua concezione musicale appartiene già al barocco, la sua policoralità mista di voci e di strumenti è già un compiuto esercizio di “stile concertante”.

Friday, April 14, 2006

ANDREA GABRIELI

Andrea Gabrieli, (Venezia 1510 ca-1586) fu un famoso organista e, soprattutto, compositore. Egli tratto tutti i generi: dal vocale sacro al profano allo strumentale, tutti in stile veneziano. A. Gabrieli fu tra i primi a comporre i madrigali a 3 voci secondo la tecnica del contrappunto imitato. Godendo di molta stima e fama tra i contemporanei, ricevette compiti di notevole spessore da parte della Serenissima e non solo: egli scriveva la musica per i momenti più importanti e ufficiali.

Wednesday, April 12, 2006

LA SCUOLA VENEZIANA

La scuola romana espresse il noto stile a cappella che si diffuse in tutta l'Europa cattolica ad eccezione delle basilica di S.Marco a Venezia, dove si formò un repertorio sacro molto diverso: più dello stile a cappella, pur coltivato, erano apprezzate le composizioni nelle quali alle voci si mescolavano gli strumenti, che potevano essere due organi, degli strumenti a corda (viole) e a fiato (corneti, tromboni). Molto spesso le composizioni polivocali venivano eseguite a cori divisi, cioè due,tre o quattro gruppi cantavano e suonavano insieme ma in spazi distanti all'interno della chiesa. Le musiche veneziane avevano caratteri di fastosità, di colore e di ricchezza sonora perché le esecuzioni non erano abbinate solo ad eventi sacri, ma anche politici. La cappella musicale di S.Marco aveva il compito di celebrare i maggiori eventi della Repubblica Veneziana. Venezia, nel XVI secolo, era ancora il centro economico più ricco d'Italia ed era molto influente politicamente. La musica non doveva essere da meno. Tra i maestri della Cappella si ricordano: Willaert, Cipriano de Rore (1563-64), Zarlino (1565-90), Croce detto il Chiozzotto (1603-09), Monteverdi (1613-43), Cavalli (1668-76) e Legrenzi (1685-90); tra gli organisti: Buus, Parabosco, Merulo, Padovano, Andrea Gabrieli (1566-86) e Giovanni Gabrieli (1584-1612). Questi ultimi (A.Gabrieli e G. Gabrieli).

Monday, April 10, 2006

GIOVANNI PIERLUIGI DA PALESTRINA

Giovanni Pierluigi nacque a Palestrina, sui colli laziali, nel 1524-25. Egli ricoprì dei ruoli molto importanti: iniziò come cantore nella Cappella liberiana, fu organista e maestro di canto nel duomo di Palestrina e, infine, fu maestro della Cappella Giulia e cantore nella Cappella Sistina di Roma, città dove visse fino al alla morte, nel 1594.

Palestrina divenne famoso grazie alle sue composizioni sacre e al suo uso del contrappunto. Palestrina fu stimato musicalmente sia dai contemporanei, che dai postumi. Durante il Romanticismo il culto di Palestrina crebbe notevolmente grazie alla pubblicazione della sua biografia ad opera di Papa Marcello.

L'opera di Palestrina è costituita quasi interamente da composizioni polifoniche su testo latino, destinate alle cantorie per i servizi sacri cattolici. Egli scrisse 102 messe a 4 o 5 voci, in minor numero a 6 e a 8; le più note sono: Missa brevis, Iste Confessor, Aeterna Christi munera, Dies sanctificatus, Salve Regina, Vestiva i colli e Papae Marcelli. L'altra forma molto usata da Palestrina fu il mottetto, né scrisse 307 tra cui ricordiamo: Super flumina Babylonis, Pueri haebreorum, Cantico dei cantici e lo Stabat Mater.

La musica di Palestrina incarnò per i contemporanei il sentimento religioso della controriforma romana mentre per i posteri rappresentò uno degli ideali più puri ed armoniosi del canto sacro cattolico. Uno dei pregi delle creazioni palestriniane è la semplicità dei mezzi impiegati, a cominciare dalle melodie che si combinano nel tessuto polifonico fino alle armonie formate da semplici successioni di triadi, variate da note di passaggio e da ritardi preparati e indotti dal movimento delle parti. Il discorso delle parti, infine, è fluido per merito di una magistrale condotta contrappuntistica delle parti e di combinazioni tra le voci continuamente variate.

Saturday, April 08, 2006

Il culmine della polifonia sacra

Nelle zone d'Europa che non ebbero influssi dalla riforme religiose, la polifonia sacra toccò gli esiti artistici più alti. L'incontro fra il contrappunto fiammingo e il nascente gusto melodico aveva portato ad un nuovo stile polifonico europeo. La semplificazione del contrappunto vocale si concretizzò nello stile a cappella, cioè per sole voci, che portò alla purificazione espressiva che è il carattere peculiare di questa civiltà artistica. Lo stile a cappella si sviluppò nelle cattedrali italiane (ad eccezione di Venezia) e toccò i vertici artistici con compositori come Orlando di Lasso, Palestrina, Byrd e Luis da Victoria.

-LA SCUOLA ROMANA: Dalla seconda metà del XV secolo i papi curarono e migliorarono continuamente le cappelle musicali delle basiliche romane. Questo portò la scuola polifonica romana ad avere un primato nella musica sacra del Rinascimento. La più antica cappella romana fu la Sistina ordinata da papa Sisto IV, seguirono la Cappella Giulia, la Cappella Liberiana, la Cappella Pia. I più affermati musicisti delle Scuola romana furono: Palestrina, Costanzo Festa (1480 ca.-1545), Giovanni Animuccia (1514-1571), Giovanni Maria Nanino (1544-1607) e Felice Anerio (1560 ca.-1614). La scuola polifonica romana protrasse la sua attività anche nella prima parte del XVII secolo, distinguendosi per una policoralità di gusto barocco, di cui il più noto esponente è Orazio Benevoli.

Thursday, April 06, 2006

La controriforma cattolica

In seguito alla rapida espansione delle nuove riforme religiose, Papa Paolo III convocò il Concilio di Trento (1545-1563) per definire le linee di impegno della Controriforma Cattolica. Anche la musica sacra fu argomento di discussione e le modifiche apportate furono: l'abolizione di tutte le sequenze ad eccezione di 5, il divieto di usare cantus firmi profani nella composizione di messe polifoniche e l'obbligo che, nelle composizioni polifoniche, le parole fossero chiaramente intellegibili.

-LA LAUDA POLIFONICA: Nella seconda metà del secolo, soprattutto a Roma, ebbero grande seguito le attività promosse da S. Filippo Neri (1515-1595), fondatore della congregazione dell'Oratorio, chiamata anche dei Fippini. Presso gli oratori le funzioni religiose erano composte, oltre che dal sermone, dalle preghiere e dalle letture, dal canto di laude polifoniche a 3-4 voci in stile accordale, su testi in lingua italiana. Con la diffusione dell'ordine dei Filippini anche la lauda polifonica acquistò sempre più notorietà.

Monday, April 03, 2006

Le riforme religiose del XVI secolo e la musica

L'unità religiosa che il cristianesimo era riuscito a mantenere per tutto il medioevo, fu spezzata nel XVI secolo con la nascita di vari movimenti di riforma. Personaggi come Martin Lutero (1483-1546), Giovanni Calvino (1509-1564) e il re d'Inghilterra Enrico XVIII Tudor furono i protagonisti di queste riforme. In seguito alle riforme le cerimonie religiose cambiarono e il ruolo e la forma della musica sacra, di conseguenza, venne modificato. Una conseguenza comune delle riforme fu la sostituzione del latino con la lingua nazionale nei riti delle Chiese riformate.

-LA CONFESSIONE LUTERANA E IL CORALE: La confessione luterana fu sicuramente la più importante per quanto riguarda la musica. Martin Lutero, il suo fondatore, era un profondo conoscitore della musica sacra del suo tempo e nella messa luterana volle che i fedeli interagissero tra loro con il canto dei corali. Il corale ebbe così una funzione che si può paragonare a quella del canto gregoriano nel medioevo. I corali erano cantati dall'assemblea all'unisono accompagnati, se necessario, dall'organo o da altri strumenti.

-GLI UGONOTTI E IL CANTO DEI SALMI: Più severo era, invece, il pensiero di Calvino che nelle sue funzioni limitò lo spazio per la musica ammettendo solo il canto dei salmi. Il problema pratico di questa scelta fu legato alla preparazione del repertorio che richiese alcuni anni e fu opera di alcuni famosi poeti e musicisti dell'epoca tra cui Marot, Bèze, Bourgeois e Goudimel.

-IL CANTO ANGLICANO E GLI “ANTHEMS”: La Chiesa anglicana fu quella che apportò meno modifiche alla liturgia. Le innovazioni principali furono il Prayer Book (=libro delle preghiere) del 1549 dell'arcivescovo di Canterbury, Th. Cranmer in lingua inglese e il Book of Common Prayer Noted (=libro delle preghiere comuni poste in musica) contenente i canti per le preghiere principali.